La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
promessa … Il Nebbioso si alzò, improvvisamente torvo: - Me la dai? - chiese in un tono, che minacciava pregando. - No - disse netto il Beccajo. - Me la
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. Pressava dunque di provvedere al presente, dai campi del cielo mietendo, e al futuro, da quelli del mare. Reti e saette si altèrnano senza riposo. E l'anno
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si scolorasse nel pallor dei lor visi, o dai delitti di passione affilati, o fatti ottusi da que' di abitùdine. Nè i cìnici motti di alcuno, nè i
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traeva alla spiaggia, fiso ogni sguardo alla rada e ad una balda fregata. Era quella la patria, tanto narrata dai vecchi e tanto dai giòvani udita, la già
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senza libertà, il regime del càrcere. D'ogni parte, visi estenuati dai non sazi bisogni e dalle più abbiette malattìe dell'ànimo, e panni che parèan
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devote a cuori, non di lepre o di lupo. --- In questa calma da temporale, si trascinàrono cinque mesi. Già si attendeva la messe dai campi, e Gualdo
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paesaggio, co' suòi biancheggiamenti e le ombrìe, rendèa aspetto di un viso smortìssimo dai lividi calamài. Dinanzi all'antro, presso una quercia che per sè
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tutti. Oh quanti mai, scellerati nel santuario del cuore, sol rattenuti dall'opinione e dai còdici, sàziano in letterarie od artìstiche fantasìe le
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la mano. Era Mario un giòvane diciassettenne, pàllido, dai negri, lunghi e ondati capelli e dal profilo purìssimo, ma aggrondato le ciglia